Friday, December 29, 2006

Kathmandu Blue Note

Luci soffuse. Candele dapperutto. Sedie di legno e poltrone di velluto bianco. In fondo alla grande sala, un fuoco illumina la penombra. Siamo al Meridien, uno dei resort piu' lussuosi di tutto il Nepal. Immerso nel verde, sembra di non essere nemmeno a Gokarna, nella campagna appena fuori da Kathmandu...una struttura imponentissima immersa nel verde, con campi da golf; idromassaggi; sauna; piscina coperta riscaldata..un posto per pochi, dove una cena costa mille rupie, contro le cento/centoventi dei risto' della citta'..
Ma torniamo alla sala concerti. Gruppi di turisti, per lo piu' europei,; americani o giapponesi (gli unici che possono permettersi di soggiornare qui) osservano i musicisti, che, seduti su grandi cuscini su un poalco rivestito di tappeti, suonano musica strumentale chillout d'atmosfera.
Lo strumento principe dell'esibizone e' il sa'ranghi, un onirico incontro tra un violino ed un sitar, la chitarra indiana; poi, alla sua destra, una chitarra acustica; davanti un flauto e le tablas, le percussioni in metallo e pelle tipiche dell' India. Infine, a sinistra, uno jambe' scandisce il ritmo.
I ragazzi sono tutti musicisti professionisti, insegnanti nelle diverse accademie musicali della capitale, e molti di loro hanno gia' inciso diversi dischi, e fanno concerti in tutto il sud-est asiatico, qualcuno ha girato anche l'Europa.
Ma tra loro c' e' un intruso.
Si, perche' io questo concerto non l'ho guardato, l' ho suonato.
Nemmeno nelle mie fantasie piu' sognate mi sarei mai aspettato di poter parteciapere ad una cosa cosi. A volte, davvero, la realta' supera la fantasia.
Tutto e' cominciato nel ristorante italiano di Roby, l'antesignano di tutti gli Italiani emigrati in Nepal, arrivato qui a trent'anni, nel '74.
Al tavolo di fianco a me c' e' un giovanotto sui trenta, con un look decisamente poco Nepali: capelli lunghi; orecchini; jeans e stivali. I nostri sguardi si incontrano nel salutare entrami Roby, in italiano. Lui e' Syham, uno dei maggiori musicisti contemporanei Nepalesi, insegnante e vero e proprio artista del sa'ranghi. Parla bene italiano, perche' da 5 anni si esibisce in toune' nel nostro Belpaese. Da tempo desideravo conoscerlo, dopo averne sentito parlare ed aver ascoltato alcuni suoi dischi. Ma certo in questo modo non me lo sarei mai immaginato. Mi armo di coraggio, mi avvicino e mi presento. Cosi iniziamo a chiacchierare. La serata finisce con una promessa di rivederci, e dopo i primi inviti ai concerti, e le lunghe discussioni sulla musica ed i suoi mille siensi, arriva la proposta sognata: "perche' non ti unisci a noi? uno jambe' (l'unico strumento che sono riuscito a procurarmi qua', dopo la chitarra sgangherata dell' amico Sachin, che suona come un gatto schiacciato nella porta!) ci starebbe proprio bene".
Non ci potevo credere!
E cosi eccomi qui, seduto di fronte agli altolocati ospiti, che ci applaudono e fanno fotografie ( i giapponesi, ovviamente, e chi seno'!!)...Abbiamo suonato, pura jam session, per circa due ore. E ci siamo salutati con l'idea di ritornare al prossimo concerto la settimana successiva. Con la pratica il risultato non puo' che migliorare. Beh, staremo a vedere.
Sono davvero entusiasta di questa novita'.
E' proprio vero, se lo vuoi, le cose succedono; i sogni si avverano. Basta crederci, e con un po' di coraggio fare la prima mossa.

1 comment:

Unknown said...

Uuuuuuuuuuuuuuuu!!! La jam-session in posto esotico è il più remoto dei sogni d'adolescenza!!! che cccculo!!! :D
Grande Gian questa è proprio una bella ciliegina, spero di avere anche io occasioni del genere! Beh, buon anno, a tempo di jambè of course ;)