



Kavre: un posto dove non c e' nemmeno l'acqua calda, e ti devi fare la doccia fredda gelata in un casottino a 30 metri da casa. Un posto dove di notte, dopo il tramonto, non si puo uscire da soli, perche in giro ci sono tigri, sciacalli e giaguari (si, si, tutti quanti, e pure altra roba!!). Dove di notte ci sono solo le luci del fuoco e delle nostre torce. Dove la carne si mangia, se va bene, 2 o 3 volte l'anno.
a Kavre sono stato bene, benissimo; la vita a Kavre scorre ad un ritmo al quale non sono abituato, la gente e' figlia del sole, perche' senza luce la giornata comincia all'alba e finisce al tramonto...la mattina la sveglia alle 5, e la sera mai a letto dopo le 8...
Ma dormire non e' un problema, anche con il materasso pulcioso di paglia e le finestre aperte perche' le grossolane ante di legno non si possono chiudere piu di tanto; perche la giornata finisce tutte le energie: ogni giorno almeno 5 ore di cammino tra le scoscesissime colline della valle, per raggiungere le scuole che ho visitato ed in cui ho raccolto i dati per la mia ricerca...
Qui, dopo piu di 5 ore di jeep, ci sono 6 paeselli, grumi di case disperse, arrampicate su per i pendii, cosi ripidi da doversi aiutare con le braccia nella salita certe volte, dove gli abitanti coltivano con costanza il necessario per la vita.
Ogni pasto che ho consumato, ogni giorno, era sempre uguale, riso bollito e fagioli e lenticchie, 2 volte al giorno, alle 8 e trenta, prima di partire, e alle 6, appena tornato;poi, lungo la strada, qualche frutto, quando lo si trovava..
Ma qui, soprattutto, mi sono sentito accolto; la gente ha un calore che non e' nemmeno paragonabile alla citta', che gia' era cosi sorprendente solo una settimana fa. Non c e' stata una casa in cui non sia stato in cui non mi abbiano dato cibo e da bere, e visto quello che si mangia qui capivo perfettamente la grandezza di ogni gesto. Un giorno che ero solo, stanco della camminata, ho bussato ad una porta chiedendo qualcosa da mangiare, tanta era la fame che avevo, e anche ad uno sconosciuto non e stato rifiutato un pasto, nonostante i gesti fossero l'unico modo per riuscire a parlare..
Accolto, poi, dai ragazzi che lavorano qui, i field operators, che ogni giorno percorrono distanze lunghissime per raccogliere i dati e portare alle scuole cio di cui hanno bisogno. 3 ragazzi tra i 20 ed i 25 anni, Bill, Dane e Ohm, una ragazza, Laxmi, e Bharat, 49 anni, per 25 professore di inglese, ora a capo dei field operators, grande maestro in questa mia visita fuori dal tempo, e vero amico, compagno di lunghe e intense chiacchierate in veranda, dopo cena, prima di andare a letto. Bharat e' sposato, ha 5 figli, e passa quasi tutto il suo tempo camminado tra queste montagne perche crede in questo progetto, e nel futuro che esso dara' a questi ragazzi. E' indu per nascita, ma come quasi tutti, qui, e' buddhista, fa 4 ore di maditazione al giorno, all alba ed al tramonto, non mangia carne, e vede poesia in tutto cio che gli capita di incontrtare sul suo cammino, sia questo un cane di passaggio o un bimbo seduto su un prato, un frutto da mangiare insieme o una vecchia signora carica di fieno. Parla e sorride con tutti, chiunque incontri, e mi ha accolto come un figlio fin dal primo giorno in cui sono arrivato qui.
Questi pochi giorni ho avuto l'onore di poter condividere con loro gli sforzi quotidiani, di capire che qui il lavoro ha un ritmo incomprensiblie per noi, dove per mezz ora di lavoro in una scuola ci sono 7 ore di cammino, ma questo non da ne fastidio ne noia, semplicemente e' cosi. Dove ogni giorno c e' solo riso e fagioli, tutto l'anno tutti gli anni, ma questo non da ne fastidio ne noia, semplicemente e' cosi.
Mi sembra che qui la vita si prenda davvero per com e', e le gioie di niente, di una chiacchierata, di uno scherzo o solo dello stare insieme sono piu intense, come nei racconti dei miei nonni, e dove cio'che non c e' non sembra mancare, negli occhi di chi vive solo di quel che puo' avere.
Dopo averci pensato un po', ho capito che alla fine e' tutta una questione di abitudine, sono le abitudini che creano le culture e le socierta', e che questa cultura e'piu vergine, piu selvatica, piu vera, in fondo, nient altro...alla fine noi ci siamo abituati a cose ben piu folli di queste, come stare chiusi in un ufficio ogni giorno otto ore per trent anni. Alla luce di questo, queste quotidiane camminate in mezzo alla campagna diventano - e di fatto lo sono - un paradiso.
a Kavre sono stato bene, benissimo; la vita a Kavre scorre ad un ritmo al quale non sono abituato, la gente e' figlia del sole, perche' senza luce la giornata comincia all'alba e finisce al tramonto...la mattina la sveglia alle 5, e la sera mai a letto dopo le 8...
Ma dormire non e' un problema, anche con il materasso pulcioso di paglia e le finestre aperte perche' le grossolane ante di legno non si possono chiudere piu di tanto; perche la giornata finisce tutte le energie: ogni giorno almeno 5 ore di cammino tra le scoscesissime colline della valle, per raggiungere le scuole che ho visitato ed in cui ho raccolto i dati per la mia ricerca...
Qui, dopo piu di 5 ore di jeep, ci sono 6 paeselli, grumi di case disperse, arrampicate su per i pendii, cosi ripidi da doversi aiutare con le braccia nella salita certe volte, dove gli abitanti coltivano con costanza il necessario per la vita.
Ogni pasto che ho consumato, ogni giorno, era sempre uguale, riso bollito e fagioli e lenticchie, 2 volte al giorno, alle 8 e trenta, prima di partire, e alle 6, appena tornato;poi, lungo la strada, qualche frutto, quando lo si trovava..
Ma qui, soprattutto, mi sono sentito accolto; la gente ha un calore che non e' nemmeno paragonabile alla citta', che gia' era cosi sorprendente solo una settimana fa. Non c e' stata una casa in cui non sia stato in cui non mi abbiano dato cibo e da bere, e visto quello che si mangia qui capivo perfettamente la grandezza di ogni gesto. Un giorno che ero solo, stanco della camminata, ho bussato ad una porta chiedendo qualcosa da mangiare, tanta era la fame che avevo, e anche ad uno sconosciuto non e stato rifiutato un pasto, nonostante i gesti fossero l'unico modo per riuscire a parlare..
Accolto, poi, dai ragazzi che lavorano qui, i field operators, che ogni giorno percorrono distanze lunghissime per raccogliere i dati e portare alle scuole cio di cui hanno bisogno. 3 ragazzi tra i 20 ed i 25 anni, Bill, Dane e Ohm, una ragazza, Laxmi, e Bharat, 49 anni, per 25 professore di inglese, ora a capo dei field operators, grande maestro in questa mia visita fuori dal tempo, e vero amico, compagno di lunghe e intense chiacchierate in veranda, dopo cena, prima di andare a letto. Bharat e' sposato, ha 5 figli, e passa quasi tutto il suo tempo camminado tra queste montagne perche crede in questo progetto, e nel futuro che esso dara' a questi ragazzi. E' indu per nascita, ma come quasi tutti, qui, e' buddhista, fa 4 ore di maditazione al giorno, all alba ed al tramonto, non mangia carne, e vede poesia in tutto cio che gli capita di incontrtare sul suo cammino, sia questo un cane di passaggio o un bimbo seduto su un prato, un frutto da mangiare insieme o una vecchia signora carica di fieno. Parla e sorride con tutti, chiunque incontri, e mi ha accolto come un figlio fin dal primo giorno in cui sono arrivato qui.
Questi pochi giorni ho avuto l'onore di poter condividere con loro gli sforzi quotidiani, di capire che qui il lavoro ha un ritmo incomprensiblie per noi, dove per mezz ora di lavoro in una scuola ci sono 7 ore di cammino, ma questo non da ne fastidio ne noia, semplicemente e' cosi. Dove ogni giorno c e' solo riso e fagioli, tutto l'anno tutti gli anni, ma questo non da ne fastidio ne noia, semplicemente e' cosi.
Mi sembra che qui la vita si prenda davvero per com e', e le gioie di niente, di una chiacchierata, di uno scherzo o solo dello stare insieme sono piu intense, come nei racconti dei miei nonni, e dove cio'che non c e' non sembra mancare, negli occhi di chi vive solo di quel che puo' avere.
Dopo averci pensato un po', ho capito che alla fine e' tutta una questione di abitudine, sono le abitudini che creano le culture e le socierta', e che questa cultura e'piu vergine, piu selvatica, piu vera, in fondo, nient altro...alla fine noi ci siamo abituati a cose ben piu folli di queste, come stare chiusi in un ufficio ogni giorno otto ore per trent anni. Alla luce di questo, queste quotidiane camminate in mezzo alla campagna diventano - e di fatto lo sono - un paradiso.