Wednesday, December 20, 2006

I bimbi Chepang non piangono mai


Eccomi di ritorno, oggi stesso, a bordo di uno spericolato bus, su e giu' per le colline per piu' di 5 ore, dall'ultima report mission.
Le report mission (come quella di Kavre) sono visite sul campo, dove l'ONG per cui mi trovo qui' lavora direttamente, fatte per monitorare l'andamento del progetto e controllarne le condizioni.
Questa volta, come vi avevo detto, sono stato spedito a Chitwan, al confine con l'India, per seguire il progetto sull'infanzia delle comunita' Chepang, con Paola e Kulchandra, dell'ufficio.
Questi Chepang, popolazione che ha origini del nord (occhi a mandorla, per intenderci!), sono gli abitanti oriundi dell'area della giungla, che da sempre vivono ai bordi, o dentro la foresta stessa.
Il loro isolamento geografico li ha, nei secoli, tagliati fuori dalla vita sociale e culturale dell'area, una delle piu ricche del paese (stavolta al contrario di Kavre!), facendo si che essi restassero indietro di almeno cento anni sulla tabella di marcia dello sviluppo generale della popolazione...
Quando sono stato nei loro villaggi ho capito il perche'. Sentieri inerpiacti a bordo delle solite jeep, e per raggiungere alcune comunita' bisogna percorrere per diversi km il letto asciutto di un fiume. Questo significa che durante tutto il monsone nessuno puo' andare da loro, nessuno puo' uscire dalla giungla. Ecco perche' le loro capanne sono spoglie, anche qui niente luce; niente comodita'. Stavolta acqua cen e'. Anche fin troppa!
Ma iniziamo dal principio...
A causa della non possibilita' di creare, per via dei luoghi impervi, scuole nelle aree Chepang, il progetto ha creato due hostels, scuole-ostello per bimbi Chepang, dove essi vivono per circa 9 mesi e mezzo l'anno.
Quella dove sono stato io e' una scuola-missione, finanziata dall'ONG, e gestita da un prete indiano, Father Michael, dell'ordine della Little Flower Congragation; un uomo gentile ma deciso, che da oltre vent'anni lavora per i diritti dei piu deboli, e che la sa' davvero lunga, anche se e' un sornione compare di chiacchierate notturne e di scherzi goliardici...
Con lui qui, in una vecchia casa affittata, vivono 2 suore, sister Hilda e sister Jiliola, sempre indiane; suore d' altri tempi, marziali e bacchettone, almeno in apparenza, ma poi basta la battuta cacciata a tradimento tra un boccone e l'altro, e si scatena l'euforia...
Ma i veri ospiti sono loro, i cuccioli Chepang, un ottantina di bimbi: da quelli piccolissimi, di quattro anni, ancora sparuti, a quelli un po piu grandi, sui tredici, ormai gia ometti, che vivono qui con loro...
la loro vita, per questi nove mesi, e' tutta dentro le mura della missione scuola: dormono-mangiano-giocano-studiano-si-arrampicano-saltano-cantano-crescono dentro queste quattro mura. Soli, e insieme al tempo stesso, perche' non deve essere per niente facile stare via di casa e badare a se stessi a quest eta'. Si, perche' i bimbi devono fare tutto da soli, dal bucato alle faccende domestiche, perche' le 7 persone della missione (Father; le 2 sister; una ward; due cuoche ed un custode) non possono fare piu di tanto.
Questi bambini vivono in branco, stanno insieme ventiquattrore al giorno, ed i piu grandi aiutano i piu piccini: li vestono; li pettinano; li lavano: li rimettono in piedi se giocando cascano...non ho mai visto una solidarieta' umana cosi giovane...non di certo nei bambini che conosco io, quantomeno.
Sembra un signore delle mosche al contrario, dove l'unione fa la forza, e tutti sono per l'uno, sempre e comunque.
Ma la cosa che mi ha colpito di piu e' che questi bimbi non piangono. Mai. Ma proprio mai. Qualsiasi cosa succeda. Questi bambini sono forti, e grandi pure, dentro. Sicuramente avranno nostalgia di casa; o un momento di sconforto...oppure cascano giocando..o la famigerata paura del buio, in quelle camerate senza lampadine..Niente, niente lacrime.
Questa settimana ho visto solo sorrisi, laggiu'.
E ho voluto unirmi a loro; ho mangiato con loro, all'aperto seduti per terra, perche' non c'e' abbastanza spazio nella vecchia casa per tutti quanti; ho giocato con loro, quante corse sul prato davanti alla scuola e su e giu per il cortile; li ho seguiti; osservati; catturati nella mia anima. Perche' questi bambini dalla vita hanno gia' imparato una delle lezioni piu importanti. Perche' questo si che e' coraggio.

2 comments:

Anonymous said...

mamma mia che mi racconti! Te le scorderai mai le cose che stai vedendo laggiù? Ti penso tanto, immagino cosa pensi, le domande che ti fai, lo stupore che provi. Che bella anima che hai ragazzo mio!
Ti abbraccia la tua zietta che ti vuole tanto bene. Livia

Anonymous said...

ciao gian, grazie, mi hai portato cio' che chiedevo,sono commosso e vorrei essere li con te e i bambini di chepang......sto seriamente valutando di venirti a trovare....baci immensi alberto cosetta giulia ed alessandro